25 giugno 2016

In cammino sulla via Francigena

Relazione

E’ cominciata così, gambe allenate a dovere e zaino in spalla (quasi 9 kg con l’acqua e le scarpe di ricambio ed effetti personali per 9 giorni), legato allo zaino il gagliardetto del C.A.I. Lissone che il nostro Pres. Valtorta ci ha affidato per Roma, tutti e otto un pò incoscienti sulla riuscita del viaggio a piedi preventivato in 175 km (di gran lunga superati)...

Siamo partiti da Radicofani (Siena) dove svetta la Rocca carolingia del 978 ed una bella chiesa romanica di S. Pietro del 1300 con splendide pale d’altare di Andrea e Luca Della Robbia la domenica 21 maggio e con una media di 23 / 25 km. al giorno e infinite salite e discese siamo arrivati a Roma Domenica 29 maggio…buona media, no? Per noi over che abbiamo ancora da dir qualcosa…Cominciava Luigi al mattino presto ( si partiva alle 7 per sfruttare le ore di fresco) e ci allietava con il suo canto sfoderando un vasto repertorio di ballabili e anni 60, il sorriso e l’allegria alleggerivano il passo e lo zaino. In testa al gruppo il nostro Dutur Mussi, passo lesto (superavamo sempre “quelli di Cuneo” che partivano un’ora prima di noi) e forte intuito per ovviare la mancanza di segnalazioni, dispensando consulti e terapie per alleviare mal di schiena, vesciche, eritemi solari e raffreddori…e noi lo seguivamo trottando!
Questa Via Francigena percorsa dai pellegrini di tutto il mondo ed in ogni epoca per arrivare a Roma è un nastro bianco che si snoda nella nostra bella Italia centrale attraversando boschi, ornato in certi punti di alti filari di cipressi, tagliando vasti lecceti e correndo sotto l’ombra di immense querce, nei campi di grano e segale cosparsi di papaveri e fiordalisi e si inoltra nell’alta Tuscia dalla Toscana al Lazio, passando per Acquapendente (da visitare la Chiesa del S. Sepolcro risalente al IX secolo con reliquie provenienti da Gerusalemme) ed i famosi "pugnaloni" grandi pannelli a mosaico composti da fiori e foglie di ogni tipo.
Prosegue poi per Bolsena e costeggia le sponde del suo lago vulcanico (il più grande d’Europa) salendo alla chiesa romanica di Santa Cristina, martire di 11 anni ed alla chiesa del Corpus Domini ove avvenne il miracolo del sangue che stillò dall’Ostia Consacrata. Più avanti raggiunge San Lorenzo Nuovo.
La Via Francigena sale le colline sulla cui sommità domina sempre un castello o una rocca di epoca medioevale, si ferma davanti alle chiese, autentici scrigni di opere d’arte italiana sorte con magnifiche architetture e le case intorno ornate di fiori negli angusti vicoli, poi scende ai fiumi e ricomincia a serpeggiare stretta ai lati da fiori e siepi profumate. Costeggiando il lago di Bolsena si inerpica per quasi 600 mt, supera i vigneti, i fossi ed il vecchio mulino e arriva a Montefiascone calcando il basolato romano che resiste ai secoli, vestigia di un impero che dominò il mondo. La cupola del duomo di Santa Margherita, la terza più grande in Italia dopo San Pietro e Santa Maria in Fiore a Firenze domina il paesaggio intorno e la Rocca Dei Papi (ce ne sono stati più di trenta in questo luogo) offre al pellegrino la più vasta visione della Via Francigena. Famoso qui l’EST EST EST riferito al vino di ottima qualità che fece di una leggenda medioevale il brand vine più apprezzato in loco di oggi. (vedi sosta "degustativa" di Silvano, Sergio e Franco nella cantina un po’ defilata ma accogliente di Montefiascone).
Un’accogliente pernottamento dalle Suore Benedettine ci rimette in sesto e la mattina dopo riprendiamo la strada per Viterbo dove arriviamo nel primo pomeriggio, cammino al sole ma senza salite, costeggiamo le possenti mura che racchiudono la città entrando dalla Porta Romana e ci accolgono le Suore Adoratrici dove lasciamo lo zaino. Viterbo è detta la Città dei Papi in memoria appunto del periodo in cui la Sede Papale fu spostata in questa città che ancora porta, nei suoi palazzi e nelle sue chiese, i segni di quel fasto. Nel 1200 visse qui Santa Rosa il cui corpo incorrotto è meta di visite da parte dei pellegrini, attratti anche dalla “macchina di Santa Rosa” alta più di 6 metri che il 3 settembre di ogni anno viene portata , smontandola e rimontandola, per le strette vie della città.
Il giorno dopo abbiamo 30 km e una salita di 800 metri, Luigi canta come sempre, le spalle dolgono ma l’ombra della foresta di querce che ci avvolge ci ripara dal sole… il lago di Vico è sotto di noi ma non riusciamo a scorgerlo, nascosto dal folto degli alberi. Sosta di mezz'ora quasi, panino e frutta e zaino in spalla, discesa e risalita verso Sutri centro e successiva discesa verso la necropoli etrusca . Ci attardiamo a fare foto alla cittadella aggrappata ad uno sperone di tufo, al Duomo dell’Assunta con i suoi tesori ed al Mitreo ., alle donne che nei vicoli separano i petali per l’infiorata di domenica Corpus Domini. Ci raccolgono Le Suore Francescane ed in convento la madre Superiora, autentica gendarme siculo di Caltanissetta, ridendo ci consegna le chiavi delle camere, un vero paradiso di fiori ed orchidee in cui gli occhi si perdono…la sera una cena degna di un ristorante d’alto livello, gelato compreso, tutto sfornato da Suor Renata, ritempra le nostre forze e l'anima.
Altri 29 km il giorno dopo per Campagnano di Roma con salita di quasi 600 mt ci attendono, le indicazioni della Via Francigena sono vacue, giri in più ormai siamo abituati a compierli e finalmente si arriva in forte salita all’ingresso della città…proprio quando il comune ha deciso di asfaltare la strada!!! Catrame fresco e passaggio atletico sotto le forche caudine…il camion che spande catrame….come ingresso niente male! Qui ci aspetta Don Renzo, attempato sacerdote con spirito ed intenti giovanili attorniato dai ragazzi dell’oratorio e dai bambini. Ci fa sentire pellegrini fortunati in mezzo a tutti quelli che da lui trovano riparo dai guai della vita...
La mattina del 29 maggio la stanchezza comincia a farsi sentire, le gambe son di legno e la schiena duole, Bruna dice che lo zaino sta aumentando di peso e credo abbia ragione…Luigi canta sempre le canzoni dei nostri tempi, Sergio corre cercando di arrivare prima a destinazione per dar tregua al mal di schiena e noi dietro con la lingua fuori! Altri 25 kilometri se tutto va bene e le frecce delle via francigena spariscono, siamo nel Parco di Vejo e quelli di Cuneo dopo qualche tempo ci raggiungono brontolando…anche loro hanno sbagliato strada! Arriviamo dopo l’ennesima salita al Santuario della Madonna del Sorbo, antico Castrum del 996 divenuto Monastero Carmelitano e qui la Vergine col suo Bambino ci sorridono da un antico affresco, sembrano infondere nuove energie alle gambe stanche. Sotto il sole forte riprendiamo il cammino, una persona del posto ci indica “annate de là che ce sta la Franchigia!” e ovviamente ci fa allungare di parecchio il percorso costeggiando gli impianti sportivi della Lazio a Formello. Arriviamo a Isola Fornese dopo altra forte salita e la fontanella viene letteralmente prosciugata, arrivano anche “quelli di Cuneo” e protestano: ma questo Lissone che ci supera sempre!!!ridono e noi con loro, arriviamo finalmente alla Cassia di oggi verso Roma.
Il convento de La Storta al numero 1826 della Cassia ci appare come un miraggio di pace e d’ombra con i suoi ampi giardini e la cena che il cuoco prepara per noi èuna manna. Solenne ronfata generale e la mattina dopo alle 6 e 15 siamo in piedi, colazione e zaino in spalla si parte; questa volta i 17 kilometri sono in discesa e andiamo via spediti in fila indiana, C.A.I. Lissone sullo zaino, veloci sul raccordo anulare che per fortuna a quest’ora è deserto o quasi, imbrocchiamo alla Giustiniana la Via Trionfale e al numero 7071 a Villa Immacolata dalle Suore Adoratrici molliamo lo zaino, breve rinfrescata , cambio maglietta (adesso è quella del CAI) e di volata facciamo gli ultimi tre kilometri e mezzo della Via Trionfale per Piazza San Pietro. Adesso l’emozione prende il posto della stanchezza e le gambe tacciono quiete…noi piccoli in mezzo alla folla immensa e Lui passa, col suo abito bianco e ci benedice...tutto passa, tutto ha un senso e ci sentiamo finalmente a casa, felici e appagati del Suo sguardo.
Un grazie a Mussi guida, a Cassamagnago valido Web supporter, a Luigi Juke box anni 60, a Franco, Ezio, Bruna ed Ennio instancabili compagni di questo viaggio nelle bellezze dell’Italia nostra.
Maria Rosa

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